giovedì 26 giugno 2008

Corsica 13-22 giugno 2008 - Diario di Bordo

Venerdì’ 13 giugno 2008 –> Portovenere

Arriviamo nella bellissima cittadina ligure di Portovenere verso le ore 16.00 col gippone carico di Me, Nostromo Nikke, Marinajo Panciotto, i nostri bagagli e tutta la cambusa.

Verso le 17.30 arrivano 1° Uff. Joey e Marinajo Pippo “Hugh” con i loro bagagli e tutto il resto.

Scarichiamo tutto di fronte al “Pontile Ignazio” e con i carrellini portiamo tutta questa roba di fronte alla barca “Piccolo Cormorano”.


Piccolo Cormorano

Per la strada abbiamo trovato un po’ d’acqua, ma sul mare è una bellissima giornata con venticello leggero e sole splendente.

Il nostro intento da programmi e da rotta fatta è sempre stato quello di salpare nella serata del venerdì per fare la traversata fino in Corsicain navigazione notturna. Tuttavia il mio ruolo di Cpt. mi impone non solo di guardare il meteo per le previsioni meteomarine, ma anche di soffermarmi alla valutazione dei fenomeni locali per una valutazione diretta in loco sulla base delle conoscenze meteo studiate nei mesi di corso.

Difatti sulla base di questo ho deciso di rinviare la partenza al mattino di sabato, in quanto sicuro che nonostante la lieve brezza da NE del giorno e della serata, nella notte avrebbe dovuto passare a libeccio di ben altra inensità, sicuro che eravamo nella fase di scontro dei venti.


Cpt. Scammello e Marinajo Panciotto nella Grotta Byron di Portovenere

Difatti così è stato, costringendo Me e il 1° Uff. Joey ad alzarci durante la notte, verso le 02.00 per rinforzare gli ormeggi, e un’ora dopo a piazzare un spring (oltre spaccare il vetro della lampada da tempesta con il rischio di camminare a piedi nudi sui cocci…).


Imperversa la bufera e Cpt. Scammello e 1° Uff. Joey sotto la pioggia a rinforzare gli ormeggi

I cocci della lampada da tempesta

Sabato 14 giugno 2008 -> Portovenere – Macinaggio (75 NM)

Salpiamo in tarda mattinata verso le 11.00, di modo che le sfuriate che hanno interessato tutta la mattina passino e lascino il posto ad una breve finestra di calma. Decidiamo di fare rotta verso Capraia piuttosto che traversare subito in Corsica, dove volevamo arrivare a St. Florent (lato W), ma che ho voluto escludere per via di una forte burrasca da W forza 8 che intessava le Baleari e che avrebbe pertanto interssato quel versante.

Salto quindi sul molo con gli ormaggi poppieri per mollarli e vedo che a prua nessuno aveva mollato la trappa, pertanto la barca rapidamente si allontana lasciandomi sul molo in compagnia dell’ormeggiatore incredulo…

…la barca continua ad allontanarsi con il panico tra l’equipaggio, visto che il vento sulla murata lentamente la sospinge verso gli scogli della banchina… l’ormeggiatore mi vuole portare abordo rapidamente con il gommone, ma io insisto che il mio equipaggio deve trovare la calma e la lucidità per accostare nuovamente al molo a retromarcia per permettermi di salire a bordo…

…allora urlo alla barca: “mettete la retromarcia e venite qui con calma e lentamente!”, ma nella concitazione stavano azionando la leva del motore nella posizione di folle…l’ormggiatore continuava gridarmi negli orecchi: “Muoviti! Monta sul gommone!” mentre io gli rispondevo: “Loro sono perfettamente in grado di tornare indietro!”. E difatti con la calma dei forti, alle ore 11.05 risciamo a salpare TUTTI per fare rotta verso Capraia. Appena fuori dai ripari metto la barca su rotta 180.

Non si fa nemmeno 1 miglio che Marinajo Pippo “Hugh” esordisce con: “Mi sta dando noia, dove posso…” e mentre dico: “Sottovento…” GWOSSSHHHH!!!!! E inizia a rendere la colazione e il pasto della sera prima a Nettuno.

Il mare non presenta patricolari rilevanti se non la naturale scalatura di mare morto dopo la mareggiata della notte, che interessa soprattutto sottocosta, mentre man mano che ci allontaniamo diminuisce ed il verdastro opaco lascia il posto al blu cobalto brillante e meraviglioso del mare.


A un paio di miglia dalla partenza e già Marinajo Pippo "Hugh".....

13.00 - Stiamo ancora navigando a motore in quanto il vento della notte ancora non ha lasciato il posto al fresco ponenete che ci si aspettava. Scompaiono le nuvole, viene il sole, il mare non è più a scalatura e Marinajo Pippo “Hugh” inizia stare meglio, tant’è che azzarda di mangiare delle patatine, un po’ di parmigiano e qualche fetta di salame.

15.00 – Il vento inizia rinforzare e il 12 nodi diventano 22-24 sempre da W (ponente) con ancora mare da SW (libeccio). E’ l’ora DELLE VELE!!! Issiamo tutta tela a riva, randa e fiocco, e in quel traverso il log segna 9.2-9.5 nodi… si sta veleggiando in pace con il mondo, nel silenzio del mare.

16.30 – arriviamo al traverso della Gorgona e lo stato incentevole dell’andatura ci inzia far pensare che ci si potrebbe anche giocare di arrivare fino a Macinaggio, lascinado la Capraia come tappa al ritorno. E così correggiamo la rotta su 200-210 verso la Corsica.

18.00 – Il vento rinforza fino a 26-28 nodi e il Log ci dà una velocità di appena oltre 10 nodi. Marinajo Pippo “Hugh”, sente il “peggioramento” e ritorna ad abbracciare il suo bel bugliolo, mentre noi si canta… “Non son degno di te….”.

In navigazione si incontrano Grandi Delfini e Tursiopi, una Verdesca di buone dimensioni, e Nostromo Nikke quasi giurerebbe di aver visto una sagoma più grande della barca che gli ha fatto pensare a un Balenottero o un Capodoglio… per il resto della ciurma invece pare sia stato l’effetto allucinogeno del cerotto contro la naupatia…

Tutto l’equipaggio fortunatamente non risente di altri malesseri e 1 su 5 può essere un compromesso accettabile. Il mio più grande apprezzamento va al Marinajo Panciotto che alla sua prima esperinza in barca ha lavorato sia sopra che sotto coperta senza risentire di malesseri.

19.00 – Avvicinandosi sempre di più al “Dito” della Corsica il vento continua ad aumentare e il mare a crescere. Lo scafo inizia sbattere sulle onde provenienti ancora da SW, obbligandomi a staccare il pilota automatico e governare manualmente per rendere lo scorrimento dell’imbarcazione più dolce sull’onda, che stimiamo intorno al metro e mezzo. Vento da W a circa 30 nodi. Tutta tela riva.

20.30 – Le onde al mascone di dritta ci rallentano e ci spezzano l’abbrivio della barca, ma nonostante questo continuiamo a navigare bene mentre mare e vento continuano a crescere. La zona di remora è ancora lontana.

21.00 – Inizia a calare il sole, ci sono ancora 15 miglia circa a Macinaggio e sta iniziando a essere un po’ ipegnativa visto il continuo rinforzo degli elementi. Vento da W 38-40 nodi e onda da SW del doppio delle precedenti circa 3 metri.
Le onde iniziano a spazzare in coperta, e il vento preme con violenza sulle vele che ancora non sono terzarolate.

Su questo rinforzo di vento chiamo Marinajo Panciotto e Nostromo Nikke per prendere la prima mano di terzaroli. 1° Uff. Joey è sottocoperta al GPS a controllare la rotta e il punto nave.

Presa la prima mano la barca non riesce a superare i 5 nodi velocità per colpa delle onde al mascone di dritta che oppongono maggiore resistenza a uno scafo meno schiacciato sull’acqua dal vento. Quindi non resta che rimettere tutta tela a riva che ci permetta di mantenere una velocità che ci faccia tagliare l’onda, e non subirla. Ora veleggiamo oltre i 12 nodi!!!

23.00 – arriviamo a Macinaggio, un pò stanchini ma dopo una bella veleggiata, seppure un po’ impegnativa. Ci ormaggiamo al posto accando al distributore, ceniamo e andiamo dormire.


Domenica 15 giugno 2008 -> Macinaggio – Port Taverna (40 NM)

Restiamo a macinaggio tutta la mattina e acquistiamo la bandiera di cortesia della Corsica e quella Pirata che ci accompagnerà per tutto il viaggio e per i prossimi.


Il Cpt. deve issare le bandiere di cortesia e quella Pirata

Desiniamo in porto e appena finito salpiamo facendo rotta verso Port Taverna.

A traverso di Bastia troviamo delle belle raffiche intorno ai 30 nodi e ci perdiamo per oltre 2 ore a fare bordi, ma senza avanzare nella navigazione.

Arriviamo a Port Taverna dopo le 21.00. Chiamando sul VHF nessuno risponde, a terra tutto chiuso tranne un ristorante.

Il piano allora è quello di fare tappa PIRATA! L’equipaggio è favorevole. Salpare prima dell’apertura della Capitaneriee usufrire dell’energia elettrica e dell’acqua in banchina gentilemente omaggiata.


Lunedì 16 giugno 2008 -> Port Taverna – Porto Vecchio (55 NM)

07.00 – Sveglia e preparativi per mollare gli ormeggi prima che gli uffci portuali riaprissero alle 08.00, pertanto optiamo per riconvertire il quadrato in configurazione diurna da navigazione, rimettere a posto i letti e toilette.

07.15 – Molliamo gli ormeggi decidendo di preparare e consumare la colazione in navigazione verso Porto Vecchio.

16.00 – Arriviamo all’imboccatura del canale di Porto Vecchio (quasi 5 NM) e facciamo gli allimneamenti raccomandati dal portolano per l’entrata in sicurezza evitando le secche.


Arrivo in porto a P.to Vecchio

16.20 – Siamo ormeggiati in banchina. La prima manovra di ormeggio l’abbiamo sbagliata per via che entrati nel canale del pontile non è possibile per la barca entrare di poppa nel posto, allora abbiamo dovuto riuscire dal canale della banchina e provare due tre volte a percorrerlo di retromarcia per fare l’ormeggio di poppa. Il vento sulla murata di Dx ha complicato un po’ le cose, pure Nostromo Nikke che mentre stavamo dando volta alle bitte poppiere, inciampa cadendo sul comando del motore spingendolo a pieni giri…. Abbiamo rischito di lasciare le mani nelle bitte, o peggio la barca fraccassarsi in quelle ormeggiate di fronte. Ma le braccia dei marinaji dell’equipaggio di Piccolo Cormorano sono forti, e hanno saputo dominare l’enfasi propulsiva della barca scongiurando il disastro.

Con il tender giriamo per la laguna di Porto Vecchio.

La serata scorre bene visitando il paese e vedendo che i ristoranti praticano prezzi priobitivi.

Decidiamo di prendere pane, salame nero corso e formaggio caprino, accompaganto da birra corsa Colomba e Pietra. Dopo il pasto RUM.



Una cena frugale in quanto: "Dura è la vita del Marinajo"


Martedì 17 giugno –> Porto Vecchio – Bonifacio (35 NM)

11.00 - Salpiamo da Porto Vecchio con calma dopo aver preso visione del meteo che dà calma nelle Bocche di Bonifacio, e anche nella costa sud-orientale dell’isola.


La colazione del Cpt.: Baguette, salame nero, burro e fichi secchi. Dura è la vita del Marinajo...

Appena usciti dal canale di P.to Vecchio ventoa 28 nodi e onda da SE, e tempo che minacciava anche un bell’acquazzone. Meteo France non ci ha preso!

Nelle Bocche di Bonifacio tuttavia abbiamo trovato veramente una situazione lacustre, assenza di vento e di onda.


Il faro dei Lavezzi

Ci mettaimo alla fonda in una cala a S dei Lavezzi, e raggiungiamo terra con il tender visitando l’isola.


Lo sbarco dei pirati

Nave pirata in rada...

Torniamo alla barca e proseguiamo per Bonifacio.



17.00 – Arriviamo in porto a Bonifacio e ci viene detto che tutti i posti barca sono esauriti e che dobbiamo ormaggiare alla fonda nelle insenature costeggianti il canale del fiordo.


Ingresso del porto di Bonifacio

Così facciamo. Caliamo l’ancora nel canale e portiamo a terra gli ormaggi di poppa assicurandoli a anelli fissati nella roccia, e unendo più cime d’ormeggio vista la distanza da dover coprire.


Alla fonda giorno...

...e notte!!

20.00 – Ci sistemiamo, vestiamo la felpa azzurra e andiamo in un pub del luogo per assistere alla partita Italia – Francia degli europei. Tra i vari “Italia vaffanculo” che si sentivano al nostro passaggio, ci siamo rifatti (2-0) buttando fuori la Francia dalla competizione, godendo dei musi lunghi dei franzosi che ci sfilavano davanti a capo basso lasciando il locale e attraversando il canale del porto con il tender per tornare alla barca strombazzando con il corno da nebbia.

La goduria è stata assistere alla disfatta francese in terra franzosa di quei sudici maledetti!!

In fondo siamo Pirati!


Mercoledì 18 giugno 2008 -> Bonifacio

Decidiamo di soffermarci per la visita della meravigliosa scogliera e del paese, nonché per acquistare alcuni regalini per amici e parenti.

L’ormeggio fatto per la notte ha tenuto magnificamente, ma mentre io e 1° Uff. Joey siamo andati con il tender per fare acquisti cambusa, la ciurma ci chiama via radio dall’imbaracazione per dirci che il vento che si era levato nella mattina continuava a rinfornzare creando problemi all’ormeggio di fonda. Credevamo che esagerassero, ma quando siamo in vista della barca si vedeva che l’ancora aveva spedato e la barca stava ruotando sugli ormeggi poppieri.

Dal tender salto in barca, mi metto al timone e ordino di lascire in acqua gli ormeggi di poppa senza peroccuparsi di recuperarli. Si manovra a motore per raddrizzare la barca e uscire dall’insenatura dove il vento ci potrebbe sospingere sulla scogliera. In marcia avanti la prua viene abbattura dal vento impedendo l’accostata per uscire, allora si decide di fare tutto a marcia indietro.

Tutto Ok! Mentre manovravamo la barca, 1° Uff. Joey con il tender stava recuperando le cime di ormeggio fissate a terra.

Dopo un po’ d’attesa nel canale ci viene dato un posto in bachina nel porto che ci ha permesso di lasciare con tranquillità la baraca e andare in giro per il paese da turisti.





La notte gruppetti di franzosi ubriachi che correndo sul pontile e rivolti al nostro tambuccio urlando: “Aièvùuuuu!! Aiesìiiiiii!!! Le batòoooooo!!!!!”, mi hanno fatto stare in allarme un paio di volte per tenerli d’occhio dall’interno della barca, ma con una mano sempre vicina all’arma bianca!

In fondo siamo Pirati!!


Giovedì 19 giugno 2008 -> Bonifacio – Solenzara(45 NM)

10.00 – Salpiamo da Bonifacio dopo la consultazione del meteo che dava 5 nodi da SW nelle bocche… e siccome come già espresso il meteo frazoso fa schifo come chi lo redige, nelle bocche troviamo 27 nodi da W, ma senza troppa onda.

Percorriamo le bocche con un filo di motore, con il solo fiocco a riva in un gran lasco fino a dopo i Lavezzi.

A E dei Lavezzi, all’uscita delle Bocche di Bonifacio era previsto uno scontro di venti orientali contro occidentali che avrebbero dovuto mitigare l’effetto “Venturi” in uscita… ovviamente anche questa previsione è stata completamente disattesa, in quanto in vento che ci aveva spinto fino a quel momento ha continuato a soffiare sempre da W ben oltre i 30 nodi…

CONSIGLIO: Non colsultare più i meteo franzosi… i servizio meteo della nostra Aeronautica o il Lamma sono mooolto più attendibili. Tipo 90 contro 10.

A traverso Sx dei Lavezzi in rotta 30 con vento da W costante di circa 27 nodi, spengiamo il motore e mettiamo tutte la tela a riva in un’ottima andatura al traverso che ci fa leggere sul Log una velocità medi di quasi 10 nodi…. E così fino a doppiare le Isles Cerbicales.

Appena superate le Cerbicales, decidiamo di fare rortta verso una bellissima caletta dalla sabbia bianca, subito a S del canale di Porto Vecchio. Ammainiamo le vele, ci avviciniamo a motore e appena ridossati dalla caletta ci mettiamo alla fonda per fare il primo (e unico) bagno della crociera…

Ad un certo punto però si nota qualcosa di strano…. I costumi!!! Guarda quello e ‘gnudo!! Anche quell’altro!!! Guarda lì!! Guarda là!!! – Dopo un quarto d’ora di sbigottimento (noi siamo gente sempilce, pudica e Pirati) realizziamo di essere finiti in una spiaggia nudista… e io che pensavo che esistessero solo nei B movie con Lino Banfi…


Chi penserebbe che su quella spiaggia sono tutti 'gnudi!!

Facciamo il bagno e troviamo un'ancora a ombrellino sul fondo con circa 5 mt di catena, di probabile ex-proprietà di qualche povero sciocco gommonauta, che ligio alla sua indole di stolto riesce a incagaliare e perdere un’ancora su un fondale di sabbia… o forse che l’abbia gettata senza fissarla alla barca? Allora si tratterebbe di gommonauta franzoso….la feccia!

Nostromo Nikke dichiara: “Se è cotto mangio tutto! Se è crudo basta che l’abbia mangiato qualchedun’altro!”

19.00 – Arrivo a Solenzara e troviamo in porto alcuni miei compagni delle regate di Punta Ala e soci della LNI di Firenze. Alla sera beviamo RUM insieme nella nostra barca.


Venerdì 20 giugno 2008 -> Solenzara – Capraia (75 NM)
09.00 – Si salpa dal porto di Solenzara (fornito di ottima connessione wi-fi gratuita) dopo aver visto il meteo in capitaneria….. sono previsti oltre 30 nodi di maestrale NW al traverso dell’Elba (fra Elba e Corsica).

Il barometro è in salita con una tendenza anticiclonica che ormai da un paio di giorni pare intenda stabilizzarsi. In mare non ci sono sintomi di instabilità nè di colpi di vento….calma totale.

Controlliamo il nostro Lamma rete Toscana, che prevede nello stesso periodo una brezza lievissima di 3-5 nodi da NE, con locali intensificazione in regime di brezza. Questa previsione mi parrebbe più plausibile, e la prendo per buona, confidando sempre nel fatto che il servizio meteo francese è fatto con il lancio dei dadi…

In navigazione nella zona interessata come DOVEVASI dimostrare il nostro meteo era rispondente, mentre quello franzoso puntualmente sbagliato in ogni aspetto: direzione, intensità e orario. ODIO I FRANZOSI!

17.00 – Lancio della prima bottiglia con messaggio alle coordinate 42°37’60 N – 009°44’12 E

17.35 – Lancio della seconda bottiglia con messaggio alle coordinate 42°41’51 N – 009°45’21 E


...message in a bottle...

19.45 – In vista dell’isola di Carpraia ci viene incontro un gruppo di Tursiopi da dritta, appostandosi sotto la prua a giocare con la nostra scia e seguendoci per quasi 20 minuti. Una goduria immensa! I nostri amici del mare ogni volta ci regalano sempre un meraviglioso spettacolo come questo. Incontro alle coordinate 42°56’75 N – 009°50’00 E



Siamo vicini a poter riabbracciare il patrio suolo, abbiamo appena visto una meraviglia del creato, e nella mia veste di Cpt. l’euforia mi persuade in un vortice di balli e suoni disco dance anni ’80…




20.20 – Arrivo in Capraia, ci assegnano l’ultimo posto disponibile in banchina, altrimenti ci sarebbe toccato il campo boe.

In paese incontriamo Marcello Lippi anche lui con la sua barca: Un ferro da stiro a motore AZIMUT/BENETTI ovviamente degli omonimi cantieri di Viareggio.



Sabato 21 giugno 2008 -> Capraia – Castiglioncello (35 NM)
09.30 – Salpiamo dal porto di Capraia in rotta Castiglioncello di modo da arrivare a casa ma senza poter sbarcare, anzi ospitando amici e parenti a far visitare la nostra reggia galleggiante – Piccolo Cormorano.

15.00 – Arrivo a Castiglioncello, dopo aver fatto gasolio al Marina Cala de’Medici ci mettiamo alla fonda in rada di fronte a Villa Celestina – Vinicio’s Beach.


In rada a Castiglioncello

Gli ospiti della giornata sono innumerevoli:
Andrea – fratello di Marinajo Pippo “Hugh”
Francesco – mio fratello
Serena – sua moglie
Lucrezia – loro figlia/mia nipote
Marco T., Jonathan e Sara che ci salutano passandoci accanto con le loro barche, ma senza salire a bordo.
Annalisa – che abbiamo incontrato arrivando in porto con il tender mentre prendeva il sole sulla sua barca “Barrique” ormeggiata al CNC dicendoci: “Con quella bandiera da Pirati devono essere loro! Ma non possono essere loro, saranno ancora lontani…”

Gli ospiti a cena per la sera sono Vinicio’s Family, ovvero Alessandro, Annalisa e Alessandro Jr. che hanno diviso con noi una frugale cena a bordo, ma ci hanno regalato una serata in compagnia.


Tutti insieme a cena

Domenica 22 giugno 2008 -> Castiglioncello – Portovenere (50 NM)

08.30 – Salpiamo dalla rada di Castiglioncello per il più triste dei giorni di navigazione… l’ultimo!
Ci mettiamo in rotta e con un sentimento di morte nel cuore mentre siamo in navigazione, mi avvio mesto a rifare il sacco…

10.00 - Al traverso del porto di Livorno, sulla rotta delle navi, ci sorprende un fittissimo banco di nebbbia, visibilità 20 metri. Siamo immersi nel niente. Tutto intorno è bianco.

Avvio subito la procedura:

Spengere la musica e ogni altro rumore
Due vedette – prua e poppa
Motore al minimo
Luci di via accese
Corno da nebbia in coperta – suono ogni minuto
VHF portatile in coperta

Nei 20 minuti successivi la nebbia si dirada e ci permette di continuare la nostra tristissima navigazione senza altri impedimenti fino a Portovenere, dove arriviamo per le 16.45.

Chek-out e ritorno a casa.

L’esperienza è stata meravigliosa, gli amici sempre gli setssi.

La trisitezza per il fatto di aver concluso l’avventura fa sì che sia stata ancora più bella, e appena a terra ci fa trepidare per l’attesa della prossima.

I racconti di ogni evnto non poteva essere scritto, anzi come da migliore tradizione gli aneddoti si ripresentaranno costantemente negli anni futuri, per sfotterci, ricordare e passare la serata.

Quello che non passerà sarà il personale ricordo con cui ognuno arricchirà la propria vita.

Percorse circa 410 miglia.


L'equipaggio:

Cpt. Scammello


1° Uff. Joey

Nostromo Nikke

Marinajo Pippo "Hugh"

Marinajo Panciotto

Grazie Amici!

Buon Vento!!
Cpt. Scammello

venerdì 6 giugno 2008

Un pò di nodi...

E' opinione abbastanza diffusa che per essere Marinaji, basta saper afre quattro nodi: la gassa, il parlato, il savoia e il piano.

Questi sono quelli ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILI (quasi come il Rum), ma è atrettanto vero che si deve conoscerne diversi altri per essere un minimo padroni di quell'arte marinaresca che permette di superare necessità che si presenta pittosto spesso (quasi sempre).

Nodi di arrestoI nodi oggi come un tempo hanno varie funzioni e spesso ci sono utili anche nel quotidiano, nell'ambito del lavoro, come a casa o semplicemente nel tempo libero. Con questo mio breve articolo non ho certo la presunzione di "insegnare" a chi che sia l'arte del nodo, ma molto semplicemente mi prefiggo l'obbiettivo di portare l'attenzione sulle potenzialità che ci vengono offerte dalla capacità di saper fare un buon nodo, quando magari ci troveremo a manovrare una corda. Nella legatura si eseguono diversi tipi di nodi: d'avvolgimento, di giunzione, d'arresto, ecc.; per fare una legatura, però non è sufficiente eseguire una serie di nodi ma occorre conoscere la natura dei cavi e saperli trattare. Saper fare i nodi è soprattutto una delle nozioni fondamentali per la vita scout all'aria aperta e conseguentemente trova vaste applicazioni anche nell'ambito del Soft-Air.

Non c'è lavoro di pionieristica e non c'è momento di vita all'aperto in cui essi non vengano richiesti: dal nodo per il tirante della tenda da campo a quello per issare, un carico come le attrezzature, gli zaini, o magari anche legare materiali sul portapacchi dell'auto o la bandiera sull'asta, ecc., dal nodo per allestire un bivacco con rami arbusti e quant'altro la natura può offrire al momento o costruire e mettere in sicurezza passaggi aerei su percorsi sdrucciolevoli e disagiati o sentieri scoscesi, come in determinate situazioni di emergenza o stabilità precaria. Un nodo fatto bene è un nodo che resiste a tutti gli sforzi e che è facile da sciogliere, mentre un nodo fatto male invece, si scioglie al minimo sforzo oppure rimane così stretto da non riuscire più a scioglierlo.

Ma, oltre a ciò, i nodi andrebbero imparati bene perché sono importantissimi in tutte le operazioni di salvataggio.

Una vita umana può dipendere da un nodo ben fatto, ad esempio per lanciare un cappio solido a chi guada un torrente o peggio, accidentalmente rischia di annegare, come per calare qualcuno dalla sommità di un dirupo o dalla finestra di una casa che va a fuoco, quindi occorre avere pratica per sapere fare il nodo giusto, quando occorre e magari in pochi e preziosi istanti. Imparare i nodi, esercitandosi con una fune o con una corda, ma non adoperare spago o lacci perché nel momento in cui si avrà veramente bisogno di quel nodo, dovremo saperlo fare con una corda vera e non solo con uno spago.

Vi consiglio di provare e riprovare finche non diventi un gesto naturale, automatico e che si padroneggi in qualunque momento. In diversi casi esistono più nodi che svolgono una stessa funzione, pertanto la scelta di uno rispetto ad un altro è un fatto puramente soggettivo, e può dipendere molto dalla nostra capacità manuale.

A prescindere comunque dalle preferenze personali, esistono tecniche e termini universali che è bene conoscere e ricordare, fra questi è importante sapere che il dormiente è il capo della corda che non prende attivamente parte alla realizzazione del nodo, mentre l'altro capo è definito corrente; il doppino è il ripiegamento della corda su se stessa a formare un occhiello, la legatura è un nodo che si realizza attorno ad un oggetto, mentre il nodo doppio è un nodo che si realizza su una porzione doppia della corda oppure su una coppia di corde.

NODI di ARRESTO
I nodi d'arresto si eseguono all'estremità dei cavi, allo scopo d'impedire che essi si sfilino da fori o da bozzelli.

L'applicazione più elementare dei nodi d'arresto è il nodo che serve a trattenere il filo nella cruna dell'ago.

In marineria i nodi d'arresto vengono impiegati nelle manovre correnti (scotte, drizze, ecc.) e a scopo decorativo su cime particolarmente in vista. Alcuni di essi, come ad esempio il pugno di scimmia, possono essere impiegati come nodi d'appesantimento per le cime o sagole da lancio. I più importanti nodi d'arresto sono: il nodo semplice, il nodo Savoia, il nodo del cappuccino, il nodo del francescano, il pugno di scimmia.

Nodi di giunzione Nodo semplice
È la base di molti altri nodi più complessi.

Nodi di Accorciamento, Nodo a otto, o nodo Savoia, o nodo alemanno
Per accorciare di poco una corda o per impedire che essa si sfili da un anello o da una carrucola. Per fare una corda per arrampicate.

Nodo del cappuccino
Per appesantire l'estremità di una corda, o per evitare che essa fuoriesca da un anello o da una carrucola, o per fare una corda per arrampicata.

Pregi e difetti:
Il nodo semplice, detto anche singolo, se fatto all'estremità del cavo è un nodo sicuro, ma ha il difetto di stringersi troppo danneggiando le fibre del cavo. Per tale motivo è difficile da sciogliere, particolarmente quando il cavo è bagnato. È un nodo raramente usato nella nautica.

Applicazioni:
Il nodo semplice alla funzione d'arresto unisce quella di tenere legato un corpo, quando i due capi della fune siano in tensione però altrimenti il nodo si scioglierebbe con estrema facilità. La sua presenza sulle funi di salvataggio, a intervalli regolari, rende più agevole l'arrampicata, come anche garantire una miglior presa se usiamo la corda per salire un albero, un muro o altro ostacolo. È infine l'elemento base per la realizzazione di nodi più complessi.

NODI di GIUNZIONE
Fanno parte dei nodi di giunzione quei nodi che l'uomo ha usato da sempre nelle più elementari occorrenze: per costruire capanne, unendo liane, trappole per animali, armi primitive, per tessere, per intrecciare. Ai nodi di giunzione si chiede facilità di essere sciolti dopo l'uso, e di poter unire le estremità, di due cavi senza danneggiarne la consistenza, sostituendo l'impiombatura.

Nodi di giunzione Tali nodi, pertanto, danno la possibilità di usare gli stessi cavi o cime più volte. Affinché i nodi di giunzione offrano una certa sicurezza occorre che i cavi usati abbiano lo stesso diametro e le stesse proprietà fa eccezione a questa regola il nodo bandiera che, pur unendo due cavi di diverso diametro e natura, risulta altrettanto sicuro.

I più importanti nodi di giunzione sono: il nodo piano, il nodo di scotta o bandiera, il nodo vaccaio, il nodo inglese, il doppio nodo inglese le due gasse. Per alcuni nodi di giunzione esiste la possibilità del ganciamento, il quale consiste in un doppino che forma un occhio aggiunto al nodo stesso.

I nodi ganciati più importanti sono: il nodo piano ganciato, detto nodo di terzarolo o di matafione e il nodo bandiera ganciato. Esistono altri nodi di giunzione, con caratteristiche diverse da quelli usati nell'arte marinaresca, i quali quando si stringono non possono più, sciogliere. I più noti sono il nodo del tessitore e il nodo di rete.

Nodo di scotta o bandiera
Tale nodo deve il suo nome all'uso cui è destinato. Infatti è detto nodo di scotta perché serve a collegare le scotte, cioè i cavi usati per orientare la velatura, con speciali occhielli situati alle estremità delle vele quadre; è, detto anche nodo bandiera perché con due nodi bandiera vengono appunto collegate le estremità inferiore e superiore delle bandiere.

Nodi di Giunzione Nodo piano, o nodo del terzarolo
Per unire due corde di uguale spessore. Non va usato per forti pesi.

Nodo della rete, o nodo incrociato, o nodo di bandiera
Per unire due corde, anche di spessore differente, adatto anche per forti pesi. Per fabbricare una rete (da cui prendere il nome). Nel caso di corde di spessore differente, è la corda più piccola che va incrociata perché la trazione la fa immobilizzare contro la corda grossa. Con due corde dello stesso spessore il nodo della rete è più sicuro del nodo piano.

Nodo del pescatore, o nodo inglese
Per unire due corde di uguale spessore, specialmente se umide. Si scioglie facilmente anche se le corde sono bagnate. I due nodi semplici devono incastrarsi uno nell'altro e non opporsi uno contro l'altro.

Nodo del chirurgo
Per unire due estremità di funi di uguale spessore, in particolare se sono sfrangiate. Utile per i lacci emostatici.

Nodo di rosetta
È un caso particolare di nodo piano. Si disfa facilmente tirando i capi liberi della corda.

Nodo di Carrick
Carrick in irlandese significa roccia e questo nodo, molto solido, serve per unire corde di almeno 20 mm di diametro, sottoposte a sforzi considerevoli. Il nodo di carrick va completato con due piccole legature a fascia. In caso contrario, sotto trazione il nodo si aggroviglia e non serve a nulla.

Pregi e difetti:
I pregi dei nodi di scotta o nodi bandiera sono: poter unire due cavi di diverso diametro e natura, una rapida esecuzione, non scorrere, non stringersi e offrire una maggiore resistenza se sottoposto a forte tensione. Il maggiore pregio di questo nodo consiste senza dubbio nel poter unire due cavi di diverso diametro; ciò non toglie, però che esso non possa essere usato altrettanto proficuamente nell'unione di cavi di uguale diametro.

Applicazioni:
Questi nodi vengono usati in nautica sulle manovre correnti, per collegare gomene, sagole, sartie e stralli; in alpinismo per collegare due corde anche di differente diametro; infine in campeggio per mettere in tensione i tiranti, per appendere l'amaca, ecc.

Nodo parlato



NODI di AVVOLGIMENTO
I nodi d'avvolgimento, generalmente, si eseguono direttamente su di un oggetto, sia per assicurare qualcosa su di esso, sia per stringergli un cavo attorno. È buona regola mentre si eseguono le volte seguire il senso di torsione del cavo. Questi nodi sono anche usati frequentemente in caso di necessità per le operazioni di salvataggio in montagna, dagli operatori esperti e preposti a tali attività.

I nodi d'avvolgimento sono divisi in due gruppi: al primo appartengono quei nodi che vengono eseguiti passando due o più volte il cavo attorno all'oggetto e inserendo corrente e dormiente sotto le volte; al secondo gruppo appartengono quei nodi che vengono eseguiti passando due o più volte attorno all'oggetto e annodando il corrente attorno al dormiente con dei mezzi colli. Fanno parte del primo gruppo: il parlato semplice, doppio e triplo (su asta o anello), il parlato ganciato, la bocca di lupo, il nodo di galloccia, il nodo di galloccia ganciato. Appartengono al secondo gruppo: i mezzi colli, il mezzo collo ganciato, il nodo di ancorotto, doppio e triplo, il nodo di bozza.

Nodi di avvolgimento Nodo parlato, o nodo del barcaiolo
È il più semplice dei nodi di ancoraggio, è molto solido ed è facile e rapido da sciogliere. Serve per legare una fune a un palo o come nodo iniziale per le legature.

Nodo a bocca di lupo
Per sospendere un carico, per ancorare una corda a un punto. Molto utile soprattutto per preservare dall'umidità del terreno gli zaini o altro materiale, appendendoli in modo rapido ai rami.

Nodo a mezza chiave
Per fissare un tirante a un picchetto, utile soprattutto quando si ha l'esigenza di dover smantellare il bivacco in maniera rapida senza perdere tempo a districare nodi o per ancorare una corda a un'altra già tesa, oppure ad un palo.

Nodo paletto, o nodo del muratore, o nodo a legno, o nodo d'anguilla
Serve per ancorare un oggetto, per iniziare una legatura, per legare un carico da trascinare o da issare, ad esempio uno zaino, come pure delle attrezzature particolarmente ingombranti.

Nodi di Ancoraggio e nodo galera
Nodo scorrevole. È utile per costruire una scala a pioli, per fare un pacchetto, per impedire al tappo di uscire del collo di una bottiglia.

Nodi di Salvataggio Nodo di bolina, o gassa d'amante, o cappio del bombardiere
Forma un anello che non scorre. Per far salire o scendere una persona lungo una parete verticale, o per portare aiuto a qualcuno in pericolo in un posto difficilmente accessibile.

Nodo di bolina doppio
Ha gli stessi impieghi del bolina semplice, ma è molto più efficace perché ha due anelli che sostengono meglio una persona.

Nodo di bolina triplo
Si fa come la bolina semplice, ma la corda è messa doppia. Ha gli stessi impieghi del bolina semplice e di quello doppio, ma la sua efficacia è ancora maggiore, perché gli anelli per sostenere la persona sono tre.

Nodo del tessitore
Può servire come sedile, come nodo di ancoraggio, o per accorciare una corda. Utilissimo in caso di soccorso.

Nodo di Prusik
È un nodo derivato da quello a bocca di lupo, ha gli stessi usi e serve anche come nodo di sicurezza per ancorarsi con una certa elasticità a un'altra corda.

Nodo dell'evaso
Per scendere e per recuperare la corda subito dopo.




















NODI di ACCORCIAMENTO
Per nessuna ragione al mondo si deve tagliare una fune. Una fune tagliata, infatti, ha perso gran parte del suo valore e nessun nodo di giunzione può restituirle le primitive doti di sicurezza e utilizzabilità. Quando la lunghezza del cavo è abbondante rispetto a un particolare impiego si può, ricorrere ai nodi d'accorciamento, che, come dice il nome, servono ad accorciare i cavi senza ricorrere al loro taglio. Un particolare impiego di nodi d'accorciamento consiste nell'esclusione dall'utilizzo delle parti logore o danneggiate che il cavo dovesse presentare: quelle parti, infatti, essendo incluse nel nodo di accorciamento, rimangono inoperanti e di conseguenza escluse da ogni sforzo.

Nodo margherita
Per accorciare o per tendere una corda sottoposta a tensione costante, senza tagliarla e senza staccarne le estremità. Per rinforzare un tirante logorato.

Pregi e difetti
I pregi dei nodi d'accorciamento derivano dagli impieghi più sopra descritti.

NODI SCORSOI
Origini
I nodi scorsoi figurano tra i nodi più antichi che l'uomo conosca: fin dalla preistoria, infatti, l'uomo li ha usati come trappole per la cattura degli animali. I principali nodi scorsoi sono: il nodo scorsoio semplice, la gassa d'amante scorsoia, e il nodo dell'impiccato. Questi nodi sono chiamati anche cappi o lacci. La loro caratteristica è quella di stringersi attorno agli oggetti sui quali sono fatti: quanto più forte è la trazione esercitata sul corrente tanto più forte il nodo scorsoio stringe l'oggetto attorno al quale è avvolto.

Pregi e difetti
Il fatto che la presa dei nodi scorsoi sia direttamente proporzionale alla tensione del cavo costituisce più un difetto che un pregio. Questa caratteristica, infatti, limita il loro impiego a quei casi in cui si è ben certi che la tensione del cavo è costante; all'inverso, l'allentarsi della tensione del cavo rende i nodi scorsoi estremamente insicuri. In conclusione, a parte impieghi ben definiti, è consigliabile evitare l'uso dei nodi scorsoi. Si preferiscano ad essi i più sicuri nodi a occhio dai quali in definitiva derivano.

Nodo margherita RIPORRE LA CORDA
Anche riporre un cavo o la corda necessita di un nodo che permetta alla matassa o al rotolo, di restare unita per agevolarne il trasporto e soprattutto di poterla disciogliere ed impiegare rapidamente nel momento del bisogno.

Arrotolare un cavo
Si arrotola un cavo, quando si prevede di appenderlo per un lungo periodo, o comunque riporlo in un luogo fisso e stazionario.

Matassa
Il metodo della matassa generalmente si usa per sistemare la corda all'interno dello zaino o per fissarla alle apposite fettucce dello stesso in modo da agevolarne il trasporto.

Glossario dei termini in uso:
Anima
È la parte resistente delle corde trecciate costituita da fibre parallele o debolmente ritorte.

Assuccare
Stringere una legatura, un nodo; mettere in tensione una manovra o un cavo in bando.

Bozzello
Nel linguaggio marinaresco è sinonimo di carrucola. Il bozzello può essere semplice, doppio, triplo, ecc., in funzione del numero di pulegge che lo compongono. Il bozzello semplice è una leva di primo genere e serve a cambiare la direzione con cui si muovono i cavi. I bozzelli multipli, uniti ad altri bozzelli, formano i paranchi, cioè quei sistemi di funi che richiedono una minor applicazione di forza per vincere certe resistenze.

Nodi scorsoi Cavo
Nel linguaggio marinaresco è sinonimo di corda o fune.

Cima
Termine marinaresco usato per indicare una fune di medio diametro.

Collo
Giro completo di un cavo attorno a un oggetto in modo che il corrente e il dormiente divarichino di 180°.

Commettitura
E' l'operazione di torsione dei legnuoli che così uniti formano il cavo.

Corrente
Il tratto terminale di cima che nella confezione di un nodo ha parte attiva. Il termine corrente viene usato in contrapposizione all'altro tratto di cima che, non prendendo parte attiva nella confezione del nodo, viene chiamato dormiente.

Doppino
Ripiegamento di un cavo su se stesso. Il cavo ripiegato, dopo aver formato un occhiello, si dispone parallelamente a se stesso.

Dormiente
Tratto di cima che non prende parte nella confezione del nodo.

Filaccia
È il prodotto della filatura di una fibra vegetale o sintetica. Più propriamente viene chiamata filato o trefolo. Due o più filati ritorti insieme formano il legnuolo. Due o più legnuoli formano il cavo.

Gomena
Cavo di grosso diametro (circa 45 cm).

Impiombatura
Unione di due cavi ottenuta intrecciando fra loro i legnuoli.

Impalmatura
Legatura con spago effettuata alle estremità dei cavi affinché non si sfilaccino.

Intugliatura
Unione di due cavi mediante nodi di giunzione.

Legnuolo
Due o più filati uniti per torcitura. Commettendo due o più legnuoli si ottiene un cavo.

Buon Vento!

Cpt. Scammello

I tanti perchè delle barche moderne (da Bolina n.254 - giugno 2008)

Cito liberamente un articolo che mi ha favorevolmente colpito, dalla rubrica "L'Architetto risponde", a cura dell'arch. Rodolfo Foschi (io ho frequentato il corso patente con il figlio e andammo a dare l'esame di partica lo stesso giorno).

All'architetto vengono poste diverse domande da parte di un lettore:

Perchè per andare in crociera si devono usare barche con la poppa aperta?
Perchè si deve avere la prua dritta che fa le barche brutte e tozze e pericolose con mare agitato perchè agevola la straorzata?
Perchè le barche devono essere piatte e con l'opera morta altissima?
Perchè il pozzetto deve essere largo 4 metri e in bolina sembra di essere al circo?
Perchè i timoni sono senza skeg?
Perchè si fanno barche con la cabina doccia e non si fanno più armadi per le cerate?


E l'arch. R. Foschi semplicemente e con molta ironia risponde:

La poppa aperta serve per mettersi le pinne, risalire comodamente e fare la doccia acciocchè i capelli non rimangano ruvidi di sale.
Carena piatta e bordo libero importante sono fondamentali per le cabine matrimoniali.
Il pozzetto di 4 metri serve per esibire la propria disponibilità economica. Dovremo pure far schiattare d'invidia i vicini?
Il timone è senza skeg perchè non si vede, e come tutti sanno, ciò che non appare rappresenta uno spreco di risorse. Quei quattrini sono proficuamente investiti in sofisticati congegni elettronici con cui stupire gli ospiti. Anche il bulbo è fuori vista, meno ci si spende, più soldi rimangono per le cose importanti.
Le sartie effettivamente si vedono, ma è meglio mettercene poche per non confondere il guidatore con roba superflua.
Il governo a ruota su barche di 8 metri ha lo scopo di non far sentire nostalgia dell'automobile (a proposito: esistono ancora barche di 8 metri?).
L'armadio delle cerate non è utile: se piove si va al bar.

E' esistito un tempo mitico in cui la Barca serviva per bolinare contro quaranta nodi, correre di lasco senza straorzare, trovare la rotta senza GPS, penare per la nebbia e gioire dell'ormeggio.
La Barca doveva riempirti l'anima guardandola. Infine dopo tutto ciò, offrire una cuccetta su cui stendersi.

Passarono anni (molti)e l'evoluzione della specie fece estinguere i Marinai sostituendoli con i rulottisti a vela.
La "barca" del rulottista serve per andare 3 miglia più in là. Fare il bagno, pranzare, schiacciare la pennica e rientrare. Attaccare manichetta e cavo elettrico, doccia, cambio d'abito, cena al ristorante e sereno riposo nel marina.

Queste "barche" non sono sbagliate, sono magnifici esempi di design, perfettamente rispondenti alle esigenze dell'utenza.
Si stenta a trovare sul mercato la barca fatta per il mare? Perchè mai un imprenditore dovrebbe investire nella produzione di cose che non venderà?
Navigare?
Cosa significa ciò?


Da parte mia niente da aggiungere.


Swan 36 (1967-1970)

Buon Vento!
Cpt. Scammello